INCROCIAMO LE DITA E FORSE, TORNERÒ…
un caro saluto ai miei Blogger con un filmato di lavori passati
😉
io nei vostri
voi nei miei…
un caro saluto ai miei Blogger con un filmato di lavori passati
😉
io nei vostri
voi nei miei…
Ho ritrovato un lavoro adolescenziale, un olio su cartone telato 30×40 con cui cercavo di ritrarre mia madre, riguardandolo con altri occhi mi ha ispirato dei versi
…ignara o consapevole
d’essere guardata
volgi le spalle al mondo
un po’ Flora di Stabia
lasci scoperto il collo
ruoti la nuca da geisha
chiave d’intimità carnale
memoriale
pronto a farsi alcova
abbrivi emotivi
ti sbocciano
nel Tempo che va all’indietro
euritmiche memorie
armonica saudade
e canti
e danze
e Amore
quello plurimo_totale
resisti all’ossessione
d’ invadere di parole
il velo di silenzio
rielabori e decanti
note covate in sordina
e taciti
l’ultimo tuo tormento
tu foglia caduta
che più non trova il ramo
non sei
pure Primavera
ti senti..
così armonica, così vera, così cruda, così fragile, così Vita…
(olio su tela 130×90)
Ha scritto Marcel Proust:
“Sembra che la natura sia in grado di darci solo malattie piuttosto brevi
la medicina ha inventato l’arte di prolungarle.”
…disegnava
pensieri fragili di foglio
bianchi scarabocchi
in cerca di sfumature
mutava
mesi di freddi geli_venti di lacrime
nuvole appassite sotto un cielo pallido
in arcobaleni_boccioli_lune
di stelle poi riempiva
lo schermo del finito
buchi da cui far trapelar luce
speziata d’infinito
cieli di profumi e canti gai
dipingeva sulla schiuma bianca
che bagna e maneggia roccia
e i lembi della spiaggia
di colpo si fermò a quel riflesso
un viso femminile la fissava
ansia e rughe e bianchi
come setole i capelli
-dov’è che sei stata –
le chiedeva
In tutto questo tempo
che t’ha visto crescere e scarnire
correvi per i prati cercando
il vento giusto per il tuo aquilone
e ora t’inabissi col sole all’orizzonte
scheggia dentro il tramonto
mentre ferito il mare
t’inventa il rito del calore
così che l’energia rimargini la piaga
e torni la forza di vivere per amore
monocromatiche_ferme_inerti
le foglie del tuo albero
che si sta preparando per dormire
ancora una volta piumeggi
di sgargianti colori
rimesti la Vita
tra un grido di neonato
e l’urlo d’un trapassato
rincorri un prossimo risveglio
lo vedrai?…
SUL FILO SPINATO IL CANTO DEGLI UCCELLI IN TUTTO IL MONDO UGUALE…
“Il dolore
o finirà
o vi finirà”
(Lucio Anneo Seneca)
(olio su tela 40×60)
…le girava intorno la sera
silenziosa
le sfiorava la pelle di morbide carezze
cedette alle lusinghe
barattò pensieri
per quattro caramelle
ombra che s’espande
e non cambia vento
le frantumò i sogni
la inondò di promesse novelle
sola battè altri sentieri
della rinuncia fece
lo stile suo di Vita
pezzi di pane amaro
accettò
per i morsi di fame
la pelle donò ai lupi
senza pensare al domani
ipocrite colate di parole
per l’animo suo confuso
e memorie offese
pedina sgretolata
alla libertà incatenata
incredula vagando
tra la folla della nuova Babele
negli occhi lucidi della gente
rivedeva
la bambina che una volta era…
(olio su tela 110×90, era il 18 novembre 2019, già un anno…)
“disse il saggio:
accetta con serenità
che certe cose
non le accetterai mai con serenità”
…è un’altra battaglia vinta
ma è così alto prezzo
e se continui a strappare
dai miei versi le rose
un’altra stagione morirà
è lacerata l’aria
proprio come la mia bocca
un urlo roco mi ritorna in gola
e distrugge
quel che mi resta da dire
ancora rompo causa e effetto
ribalto il tavolo da gioco
aumento la posta
sono frammento di terra
per un mondo più grande…
Sono anche su Instagram
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(dedicata a me)
Era difficile la sua Vita, non faceva in tempo a risolvere un problema che se ne presentava un altro, si sentiva sfiduciata, stanca di lottare, forse era il momento di ritirare i remi in barca…
La vecchia nonna si accorse del suo malessere, la portò in cucina, prese tre pentolini, li riempì d’acqua e li pose sul fuoco. Quando l’acqua incominciò a bollire in uno mise delle carote, nell’altro delle uova e nell’ultimo dei chicchi di caffè.
Lasciò bollire l’acqua senza dire una parola mentre la nipote la guardava stupita.Dopo venti minuti spense il fuoco. Tirò fuori le carote e le mise su un piatto. Tirò fuori le uova e le mise in una scodella. Prese un colino, filtrò il caffè e lo mise in una tazza.
“E adesso, piccola mia mia, -le disse- tra carote, uova e caffè, cosa scegli?”
La ragazza la guardò sconcertata.
La nonna le chiese di toccare le carote diventate cedevoli;
la invitò a rompere una delle uova diventate sode;
infine le fece annusare e assaporare la tazza di caffè dall’aroma ricco e profumato.
La giovinetta fece quanto le chiedeva continuando a guardarla con aria interrogativa.
Allora la nonna le spiegò che tutte quelle cose avevano affrontato la stessa avversità, “l’acqua bollente”, ma avevano reagito in maniera differente.
La carota, forte e superba, aveva lottato contro l’acqua, ma era diventata debole e molle.
L’uovo fragile nel suo guscio sottile che proteggeva l’interno liquido e nutriente, si era indurito.
I chicchi del caffè, invece, avevano fatto il miracolo: dopo essere stati nell’acqua, bollente, l’avevano trasformata!
Quando l’avversità suona alla nostra porta, bisogna essere attenti a come rispondere.
Reagire come una carota che sembra forte, ma quando il dolore la tocca diventa debole e priva di forza?
Essere come un uovo che nella sua fragilità nasconde un cuore tenero e un carattere buono che alle prove della Vita indurisce mostrando un guscio simile al primo ma all’interno diventa amareggiato e inaridito?
Oppure somigliare ad un chicco di caffè che cambia l’elemento che gli causa dolore e nel punto di ebollizione raggiunge il suo migliore aroma e sapore?
Meglio l’esempio del chicco di caffè: reagire reinventandosi diffondendo “il proprio profumo” intorno.
Le persone più serene e felici non sono quelle cui tutto va bene ma quelle che sanno trasformare anche il dolore in novelle occasioni…
alcuni persi
certi sbiaditi
altri grinzosi e lesionati
fatica logorante
ricomporre le tessere
brividi_sudori freddi_spasmi
turba l’immagine
un “IO non più “IO” tremulo
si affaccia dal mosaico
BASTA
non voglio più assemblare
e se con tutti i pezzi
andassi a “jerusalemmare”?